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Iginia Bianchi,(Carè, Lella) (Capistrello (AQ) ’8 Aprile 1939) vive ad Avezzano fino a 18 anni, età in cui si trasferisce a Roma, ove insegna e dove tuttora risiede con marito, figli e nipoti. Fin dalla prima infanzia inizia a destreggiarsi con notevole abilità con tavolozze e pennelli, ritraendo il mondo circostante, successivamente frequenta un gruppo di giovani pittori della scuola marsicana con il maestro Ermanno Toccotelli, con i quali espone alla pro-loco di Avezzano alla fine degli anni 50;nello stesso periodo partecipa anche alla mostra marsicana. A Roma frequenta le lezioni di storia dell’arte del prof. Luigi Grassi, con il quale elabora e discute la tesi su Nicolas Cordier, scultore francese del tardo ‘500.Continua sempre a dipingere, studiando i maestri da lei amati ,in modo particolare, Caravaggio e gli artisti dall’800 in poi, acquisendo, ancora giovanissima, uno stile molto personale, proseguendo per tutta la vita con un’evoluzione continua di maturazione artistica. ll fatto è che, per Iginia, la pittura è un elemento naturale ed innato, che l’ha portata e la porta a realizzare con diverse tecniche olio, tempera, guaches, carboncino, su qualsiasi supporto di qualsiasi dimensione e natura con una freschezza e spontaneità notevoli. Predilige l’olio che usa con pennellate ampie e pastose, esaltando la dinamicità e i contrasti di luce per evidenziare il dramma dell’umanità. Pur restando sempre con queste caratteristiche, il suo percorso artistico può essere suddiviso in diversi periodi: •in quello iniziale dai sette ai diciotto anni l’artista elabora un’interpretazione figurativa del mondo circostante: paesaggi, ritratti, realtà familiari e di vita vissuta ed esistenziale; •nel secondo interpreta il mondo circostante nelle sue varie manifestazioni, secondo modalità molto personali, che l’hanno portata a realizzare, anche in età molto giovanile, quadri di notevole spessore ed intensità che la vedono già in piena maturità artistica. • nel terzo ama dipingere con colori più tenui •nel quarto periodo, ormai nonna, si cimenta in ritratti, in particolare di bimbi, in paesaggi più aulici, più indefiniti . •Nell’ultimo periodo le sue pitture appaiono più concettuali, tuttavia, tutte evidenziano un pessimismo universale di fondo ed una melanconia che traspare anche nelle opere più allegre, forse a manifestare il fluire del tempo e l’ineluttabile condizione umana.
Valutazioni:
Partecipa a mostre ed estemporanee: pro-loco, Mostra marsicana Avezzano, butte de MontMartre, Iesolo, Roma e dintorni(colle Oppio, Mazzano, Morlupo, università la Sapienza,(III premio nel 1962, il suo dipinto, per la tematica, fu destinato alla facoltà di filosofia, essendo un premio acquisto di 50.000 lire, cifra abbastanza consistente per una ragazza, quasi uno stipendio di uno statale, la sua felicità fu offuscata dalle parole del professor Luigi Grassi che le disse ”Signorina, lei meriterebbe il primo premio, ma le abbiamo assegnato soltanto il terzo, perché abbiamo preferito incoraggiare gli artisti più anziani e poi lei è donna, sicuramente lascerà. ” mostra permanente 1981 al Centro Artistico Eleusi 1981 via Quinto Pedio 10/12 .ecc.)poi non ha più partecipato a mostre di qualsiasi genere per sua scelta, perché non accettava la politicizzazione e la mercificazione dell'arte, sue opere si trovano in collezioni private italiane e straniere. Ha ripreso a frequentare il mondo dell’arte tramite internet, infatti è in contatto con molte gallerie virtuali ed ha ricominciato a frequentare mostre e gallerie ,che non speculano. Bibliografia: Scotti Tannozzini "Rassegna dell'arte contemporanea" 1970 Iginia Bianchi Carè autrice del libro "Amare sì, attenti però!"1985 illustrato da suoi disegni Un dipinto appare anche sulla copertina del dizionario italiano- frusinate di Alfredo Carè Opere e curriculum pubblicate sui libri editi da Katerina Theofili che ha scelto tutti gli artisti mondiali di suo gradimento ,ha pubblicato e spedito a tutti gli artisti i libri come omaggio completamente gratis,poiché è una grande mecenate,
Ultime mostre 2011-2018
Aprile 2018 - 3^ Classificata con l'opera "Miraggio" - Premio della Cultura conferiti dall’A.I.A.M. per il TROFEO “MEDUSA AUREA” 41 EDIZIONE Premio Pasquino 2018 - Velletri Quelli degli anni dieci preview , TOTEM art , Favole al vapore , Piazze d’arte-Capranica 2-4 novembre 2012 Varie mostre a Tornatora Art Gallery e a Fiuggi Officina della Memoria e dell’Immagine e a Guidonia Coronari 111 Art Gallery BLU 29 settembre 2012 Come ospite varie volte in via Margutta con i cento Pittori e nella galleria Saman di via Giulia Tre volte -2010 -2011-2012 a premio Terna Premi in varie estemporanee, di cui un terzo premio recente a Guidonia e uno on line con il concorso bandito da Artegante.un primo premio a Tornatora Gallery 2013 arte per Bacco
Fra gli artisti che espongono alla Tornatura Art Gallery, nell’ambito della mostra “Amor per Roma”, che si è inaugurata il 4 aprile per concludersi il 18 aprile, ci siamo imbattuti nelle opere di Iginia Bianchi. Attraverso la Rete apprendiamo che le opere presentate alla Tornatora Art Gallery appartengono a questi ultimi anni, cioè a partire dal 2009, e complessivamente ad una produzione artistica di oltre mezzo secolo. “Identità perduta”, “Solitudine”, “Inquietudine”, “Alla ricerca della quiete”, “Cultura e infinito”, “I sogni imbrigliati nella palude”, “La traslazione del pensiero”, sono dipinti in cui i colori tenui, ridotti a una gamma estrema, esprimono i concetti essenziali che all’artista urge raffigurare; sfumati quasi al limite dell’evanescenza, ci mostrano lo spirito dell’epoca storica che stiamo attraversando. Le piazze con le architetture classiche rappresentano quello che ci resta del passato, le sequenze di archi ci danno la sospensione metafisica del tempo. Ma non mancano quei luoghi che l’artista ha prediletto nell’arco della sua vita, come le marine con le barche ormeggiate. Come un tema con variazioni le figure umane sono appena tratteggiate, talvolta invece nemmeno compaiono lasciando la scena completamente al paesaggio. Le nostre vite sono sbiadite, effimeri i nostri piaceri, e ognuno porta il peso della sua ombra. Citando Eugenio Montale potremmo dire: la luce si fa avara – amara l’anima. La piazza, simbolo millenario dell’incontro nella civiltà umana, ha perso il suo valore vitale nella polis: abbiamo ridotto l’agorà a un simulacro virtuale. La chiave drammatica si rivela determinante per interpretare le opere di Iginia, la quale potrebbe dire con le parole ancora di Montale: tu non m’abbandonare tristezza mia. Tuttavia non crediamo che l’artista voglia trasmetterci un pessimismo universale. Se diamo uno sguardo all’intera parabola di Iginia Bianchi comprendiamo che i paesaggi e i ritratti della giovinezza e della maturità non sono in contraddizione con la produzione più recente. Come in una ripresa cinematografica l’artista ha allargato lo sguardo del suo orizzonte, ha esteso la sua visone con una panoramica, abbandonando quelle scene liriche che troviamo in opere come “Colazione per due”, “Nonni davanti al caminetto”, “La famiglia”. Col senno di poi potremmo dire che le intenzioni erano latenti e pensiamo a dipinti come “Cantiere” o “Pescatori”. La dimensione dei sentimenti non bastava più: occorreva intervenire con il pensiero. Ed è il pensiero che porta l’artista oltre un confine mai raggiunto prima: stiamo parlando ovviamente dell’opera “La traslazione del pensiero”. Estremamente significativa appare anche l’opera “Cultura e infinito”, che ci dà la riprova della dialettica tra la tristezza e la speranza. Sbiadita o evanescente, perfino spettrale che sia, la realtà resta un punto di riferimento ineludibile, a dimostrazione che le risposte come le domande sono da ricercare sempre comunque nell’anima dell’umanità. E le piazze circondate dai palazzi e dalle arcate confermano che lo sfondo della Storia non è mai negato. A chi se non a noi spetta risanare quella frattura tra il tempo e lo spazio, ovvero tra la Storia e il mondo, che noi stessi abbiamo inflitto al nostro destino? È in questo punto preciso che agisce l’Arte, quella alla quale il sommo poeta disse: vostr'arte a Dio quasi è nepote. A questa Arte appartiene Iginia Bianchi. © Maurizio Di Palma (7 aprile 2013)
A Iginia Bianchi per il suo dipinto “Disorientamento”
La notte non cancella nulla e nulla il giorno chiarisce …
la pioggia ha sempre una buona ragione per bagnarci
e gli ombrelli non ci riparano dal tempo che c’invecchia …
i passi occorrono ai sentieri per divenire strade
ma lsciamo le strade a frantumi di specchi schegge di ombre e polvere di echi
eppure dall’amarezza delle radici nasce la dolcezza dei frutti maturi.
E la notte ci libera dalla pena di chiudere gli occhi.
(Maurizio Di Palma, 12 luglio 2013) |